Il Comune ha assegnato il 15 aprile il nuovo appalto di gestione del verde pubblico. Lo ha conquistato un gruppo che riunisce tre cooperative sociali, con un ribasso sulla base d’asta del 40% e con un’offerta tecnica ritenuta migliore. Sono l’Ulivo, con sede a Treviglio, la Consorzio e la Berakah. Nove le partecipanti, alcune anche provenienti da Roma, Napoli, Brianza. «I vincitori – ipotizza l’assessore ai Lavori Pubblici Basilio Mangano – hanno presentato una richiesta economica più bassa perché non devono gestire un subappalto e risprmiano sui trasporti, essemndo già sul territorio». La qualità della vita, aggiunge, «passa anche dalla cura e dall’attenzione per il verde pubblico inteso come patrimonio arboreo e parchi, compresi quelli per i bambini. Il nuovo affidamento ha una durata biennale e prevede un investimento di un milione di euro, che ci consentirà di apportare ulteriori migliorie».
L’attività è infatti regolata da un tariffario a cifre concordate. Il Comune attiva le cooperative a seconda delle necessità e a fine anno si conosce l’importo totale della spesa «che però – precisa Mangano – non può sforare il tetto di 1,1 milioni di euro in due anni».
Il Comune, spega l’architetto comunale Francesca Marangoni, «dispone di aree verdi per complessivi 400mila metri quadrati, con 23 parchi pubblici attrezzati per un’area pari a 70mila metri quadrati e un patrimonio arboreo di 10 mila alberi. È in corso il censimento delle piante che si concluderà entro il 2025».
L’offerta tecnica proposta dal vincitore dell’appalto, oltre alle normali attività di pulitura, prevede un impegno «più consistente e completo e soprattutto con notevoli migliorie rispetto al passato», assicura l’architetto Cristina Benigni, responsabile del servizio. «Avremo software che ci consentiranno il monitoraggio in tempo reale degli interventi oltre a un supporto nel censimento dei giochi nei parchi e dell’arredo urbano». Le segnalazioni, che oggi sono ricevute dall’ufficio verde del Comune, passeranno tramite un’email e un numero verde dedicato che saranno attivati entro metà maggio. «Tra le migliorie – conclude Benigni – c’è anche il numero delle squadre impiegate: ne avevamo chieste almeno 2 al lavoro in contemporanea e ce ne sono state garantite 5. Significa che, quando attivate, saranno in grado di garantire il taglio dell’erba in tutta la città in 10 giorni, condizioni meteo permettendo». Il taglio sarà di diversi tipi, a seconda dell’area. In alcune zone utilizzerà la strategia del “munching”, che prevede di triturare l’erba tagliata e lasciarla sul terreno. In altre aree l’erba verrà rimossa e in altre ancora si ipotizza lo sfalcio “a mosaico”, vale a dire che alcune aree dello stesso prato vengono tagliate in periodi diversi così da lasciare sempre una zona con erba relativamente alta a beneficio degli insetti.
Riparte dal nuovo appalto il progetto di Agricoltura sociale guidato dalla Fondazione Cassa Rurale
Il nuovo appalto del verde pubblico dà il via alla «seconda fase» del progetto di agricoltura sociale promosso da Fondazione Cassa Rurale Treviglio, Fondazione della Comunità Bergamasca, Fondazione Banca popolare e Caritas Bergamasca, con il sostegno operativo di Risorsa sociale.
«L’idea – spiega Franco Riz, presidente della Fondazione Cassa rurale – nasce da una constatazione di un paio d’anni fa. Abbiamo rilevato che la Regione ha stanziato fondi per pagare i tirocini di ragazzi con disabilità o fragilità all’interno di aziende del territorio. Molte aziende agricole erano aperte ad accoglierli, ma riconoscevano di non avere le competenze per gestire una persona con fragilità». L’idea è dunque quella, semplice ma fondamentale, di ingaggiare degli educatori che affiancassero i ragazzi nelle prime fasi dell’inserimento lavorativo. Il progetto, nato con spirito pionieristico, è stato un successo fin dal primo anno: «Abbiamo trovato tantissime aziende disponibili – conferma Riz – e generose nell’aprirsi ai ragazzi. Siamo stati in grado di garantire educatori che hanno sostenuto l’inserimento di 15 giovani lavoratori con fragilità. Per due di loro abbiamo raggiunto l’obiettivo massimo: hanno ottenuto, dopo il tirocinio, un contratto a tempo indeterminato».
Il secondo anno del progetto parte dall’appalto del verde trevigliese: le cooperative incaricate si rivolgeranno a risorsa sociale per inserire persone con disabilità nel lavoro, affiancate da educatori pagati dal progetto di Agricoltura sociale.
«Grazie al contributo degli enti coinvolti – spiega la vicesindaco e assessora ai Servizi alla Persona Pinuccia Prandina – si riesce a svolgere un importante lavoro di integrazione di persone disagiate e fragili consentendo di far fare tirocini all’interno di aziende agricole o cooperative sociali». Il fatto che alcuni arrivino all’assunzione dimostra «che si tratta di una vera integrazione che dà sollievo alle famiglie e opportunità ai giovani».
Armando Santus, presidente della Fondazione Banca Popolare di Bergamo tiene ad aggiungere che “l’ampliamento del progetto di agricoltura sociale è una grande soddisfazione. Offrire reali opportunità di lavoro ed emancipazione ai giovani con diverse abilità è la strada maestra per garantire inclusione e cittadinanza, per tutti. Il progetto ci dimostra che siamo sulla strada giusta: attraverso il lavoro e l’autonomia riconosciamo il valore di ciascuno, nelle propria unicità, e diamo il nostro contributo alla promozione del benessere delle persone e della comunità».
Osvaldo Ranica, presidente della Fondazione della Comunità Bergamasca sottolinea come il progetto sia innovativo nell’approccio, nel «fare rete e costruire relazioni significative con le istituzioni e le organizzazioni del Terzo Settore che, insieme, possono fare la differenza. Un modo di agire e di fare solidarietà, quindi, che vuole unire forze, competenze, sensibilità e risorse per generare il miglior impatto possibile per le persone e le comunità».
Lo sviluppo del progetto di agricoltura sociale inclusiva all’attività di manutenzione del verde pubblico «è una buona notizia per i tanti nostri giovani che vedono così moltiplicarsi le opportunità di un buon impiego per loro», è il commento di don Roberto Trussardi, direttore della Caritas diocesana Bergamo. Perché, aggiunge, «il lavoro genera autonomia, crescita personale e sociale. Promuovere lavoro di qualità, assecondando le abilità e le inclinazioni di ciascuno è indispensabile per garantire inclusione e partecipazione, superando la logica antica e frustrante dell’ assistenza. Auspichiamo che questo progetto stimoli anche le nostre parrocchie nell’attivarsi per promuovere sempre di più l’inclusione dei giovani fragili nelle comunità. Tutti insieme possiamo fare la differenza».