Cambiamenti climatici e attività umana, cosa aspettarsi per i prossimi 20 anni?

Gli effetti dei cambiamenti climatici sono ormai davanti agli occhi di tutti: incremento delle temperature, aumento delle ondate di calore, maggiore frequenza di episodi temporaleschi estremi... Ma cosa ci dobbiamo aspettare nei prossimi venti anni? E nei venti ancora successivi? Per rispondere a queste domande e a molte altre ancora l’associazione MatExplora ha invitato per un “aperitivo con la scienza”, tenutosi presso il museo Explorazione sabato 25 maggio, il dott. Mauro Mussin, responsabile dell’Unità Operativa Sviluppo Sostenibile di ARPA Lombardia. 

Dopo aver precisato che esistono prove inconfutabili che collegano i cambiamenti climatici all’emissione da parte dell’uomo di anidride carbonica a causa dell’utilizzo di combustibili fossili, e che quindi è scientificamente errato negare che l’origine di questo fenomeno sia antropica, il dott. Mussin ha mostrato come gli effetti dei cambiamenti climatici non siano uniformi: non solo a livello globale, ma anche a livello estremamente locale. 

Per esempio, il mese di aprile ha visto una grande anomalia di temperatura positiva per l’est Europa, ma un’altrettanto elevata anomalia negativa per le regioni della penisola scandinava. 

Una forte variabilità è presente e prevista anche all’interno del nostro Paese. Gli scenari basati sui modelli emissivi previsti nelle ultime COP mostrano, per quanto riguarda le temperature, incrementi maggiori nelle regioni del nord-ovest, mentre, per quanto riguarda le precipitazioni, sono le regioni del sud che dovrebbero subire il calo più drastico. 

Questi scenari, inoltre, mostrano come, se intervenissimo da subito per ridurre le emissioni di gas climalteranti, saremmo in grado di mitigare fortemente gli effetti dei cambiamenti climatici, almeno guardando al 2050. 

In Lombardia, per esempio, prendendo il ventennio 2040-2060, potremmo evitare ben un grado di aumento di temperatura, potremmo abbassare la frequenza delle ondate di calore e potremmo anche evitare un deficit di precipitazioni. 

Purtroppo, anche se agissimo da subito per diminuire le emissioni, difficilmente riusciremmo a vedere effetti positivi a breve termine e tutti gli indicatori sono destinati a peggiorare per i prossimi venti anni. Ciononostante, il dott. Mussin ha voluto chiudere la conferenza con un invito: per quanto poco possa sembrarci, cerchiamo tutti di fare qualcosa, all’interno delle nostre possibilità, per diminuire il nostro impatto sulle emissioni di anidride carbonica. 

Piccoli gesti, messi tutti insieme, possono fare una grande differenza, soprattutto per le future generazioni a cui abbiamo il dovere di lasciare un pianeta vivibile. 

Johan Rockstrom, grande ecologo e ricercatore svedese, sostiene infatti che “se continuiamo ad emettere gas climalteranti, bruciando combustibili fossili e intaccando gli ecosistemi, ci avviciniamo a dei punti di svolta che porteranno a cambiamenti irreversibili e le prossime generazioni incontreranno una minaccia esistenziale per l’umanità”.

Andrea Bellingeri

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